Secondo quanto emerge in questi giorni dagli organi di stampa e dai comunicati della Regione Piemonte, venerdì 27 novembre la nostra Regione potrebbe essere dichiarata zona arancione, con un conseguente allentamento delle restrizioni imposte per combattere l’epidemia di Covid-19.
Se così sarà, verranno nuovamente consentiti tutti gli spostamenti all’interno del Comune di residenza, domicilio o abitazione e sarà nuovamente permessa l’attività venatoria.
Purtroppo, come da interpretazione del Governo, in assenza di diverse indicazioni, la caccia sarà consentita solo nel Comune di residenza, domicilio o abitazione, con una forte discriminazione per tutti i cacciatori non residenti o domiciliati in un Comune dell’ambito di appartenenza o in un Comune del distretto di caccia assegnato per la caccia di selezione.
Associazioni venatorie e Ambiti di Caccia stanno facendo pressioni sugli organi competenti perchè questa incongruenza venga sanata, ma dubitiamo fortemente che possano arrivare risposte positive in tempi utili.
Pertanto, in assenza di diverse indicazioni, da quando il Piemonte sarà giudicato zona arancione fino a quando diventerà zona gialla, qualunque forma di caccia sarà consentita solo sul territorio del Comune di residenza, domicilio o abitazione. I centri di controllo riapriranno con i consueti orari e lo spostamento per raggiungere il centro per presentare il capo abbattuto, se in un Comune diverso dal proprio, sarà consentito in quanto previsto da un obbligo di legge.
Il comitato di Gestione del CATO1 provvederà a prolungare la caccia al Camoscio fino al 14 dicembre per tutte le classi, mentre non c’è modo di prolungare il prelievo per le altre specie che si cacciano già fino ai limiti temporali massimi previsti dal calendario venatorio.
Il comitato valuterà anche di richiedere alla Giunta regionale di prolungare la caccia al Cinghiale a gennaio, per recuperare il mese perso a novembre.
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